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Cosa non dicono i gatekeepers…

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La rete di valore "crea" connessioni, la rete da pesca "cerca" connessioni

Da un pò di tempo mi trovo a riflettere sul successo di alcuni strumenti “social”.

La generazione “connessa”, da alcuni definita UGC ( user generated content ) , ha più che altro creato un sistema di connessioni lasche ( Weick) su cui si sono poggiati gli strumenti “social”.

Attraverso la curva di diffusione delle innovazioni di Rogers (piccolo approfondimento sul tema potete leggerlo qui ) è possibile individuare un ruolo strategico per lo sviluppo dell’idea iniziale  in innovazione diffusa. Questo ruolo è assunto dai “gatekeepers” [nota di ibridamenti da qui: "letteralmente i guardiani del cancello, ossia di tutti coloro che pilotano e filtrano le notizie"]

Nel caso specifico dei social tools come twitter, facebook, i blogs,etc., io individuo il ruolo dei gatekeepers nei professionisti della comunicazione e del marketing.

L’innovazione per avere la diffusione massima, ed essere così adottata dalla maggioranza degli utilizzatori, ha necessità di adattarsi al cambiamento. Pertanto è molto probabile che un’idea iniziale, a cui diamo una forma quadrata, arriverà ad essere diffusa con una forma circolare.  Attraverso il suo mutamento di forma non perde il suo principio originario ma assume una veste “standard” per essere più facilmente adottata.

La mia riflessioni nasce dall’eccessiva esposizione di strumenti di tipo social, nati con lo scopo di facilitare lo scambio di informazioni tra utenti e permettere di superare i limiti spazio-temporali al fine di continuità e rafforzamento di una rete. Vera innovazione dei social tools, facilità di interconnessione, facilità di creare rete attraverso interessi comuni.

Da questa fase si è passati ad uno sviluppo dell’innovazione smisurata, incontrollabile.

In questa fase di sviluppo, quale ruolo hanno giocato i gatekeepers?

Quanto ha giovato “sminuire” il vero potere di aggregazione degli strumenti social al fine di diffonderli massicciamente?

Definire l’intera rete di connessioni in un unico sistema sarebbe riduttivo, altrettanto dire che tutti utilizzano la rete impropriamente, prova ne è questo luogo di discussione.

Allo stesso tempo non si può non considerare il vero successo di piattaforme social, come Facebook, alla luce del fatto che si misconosce il suo reale potere. I gatekeepers hanno abilmente camuffato la reale innovazione in semplice “gioco”.

Sono scesi a patti con il diavolo al fine di raggiungere una quota di adesione  maggiore, scrivendo in piccolo le “controindicazioni” sul cattivo uso degli strumenti.

Ed ecco che accade che persone ingenue vengono licenziate perchè confessano a chiunque di NON gradire il proprio lavoro, “mandrie” di ragazzini vengono “Influenzati” da perfidi “giochetti” da adulti. I “ritardatari” ( della curva di Rogers, rappresentati da coloro che non vogliono o non sanno entrare in contatto con la rete ) che si vedono sbattuti, inconsapevolmente nel mare magnum della rete, vedi il caso degli insegnanti videoregistrati e “proiettati” sul web… costruendo un “mondo” virtuale ( che poi tanto virtuale non è se non per il fatto di usare internet come elemento di connessione) definito malvagio da alcuni “intellettuali” non troppo pratici del “valore” di costruzione delle rete.

Arrivati in questa fase di sviluppo della rete, o delle reti, mi chiedo come possiamo noi “artigiani” (comunicatori, sociologi, scienziati, markettari)  di questo “reale” strumento di “costruzione” definire e diffondere il giusto “valore” delle rete  non solo, o non più, come “oggetto” ma anche come insieme di “attori” attivi che producono “significato“.

Lascio la parola a chi vuol provare a dare un orientamento…


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